Le app di Facebook vendono i nostri dati e quelli dei nostri amici

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Facebook è gratis perché il prodotto in vendita siamo noi. Lo ribadisce il Wall Street Journal online con un interessante articolo che dimostra come molte diffuse app per Facebook acquisiscano informazioni sensibili sugli utenti e i loro amici. Perciò nessuna sorpresa se dettagli sulle proprie preferenze religiose, politiche o sessuali saltano fuori in luoghi inaspettati.

Un team del WSJ ha testato un centinaio delle app più diffuse, tra cui MyPad for iPad, Angry Birds e Farmville, per tentare di comprendere a quali dati degli utilizzatori essere hanno accesso. Spesso e volentieri si tratta di indirizzo e-mail, dell’orientamento sessuale, politico o religioso, ma anche data di nascita e immagini personali. Le cose non sono peggiori che in passato. E’ comunque ovvio che questo tipo di informazioni non serve assolutamente per far funzionare le app: questi dati vanno in mano agli inserzionisti non approvati da Facebook che, non potendo raccogliere direttamente informazioni sugli utenti, hanno stipulato un accordo con gli sviluppatori delle app.

Gli utenti, dal canto loro, hanno il torto di non essere abituati a leggere i peraltro farraginosi disclaimer che li avvertono del modo in cui le loro informazioni saranno usate.

La cosa più inquietante in assoluto è però il fatto che le app non hanno solo accesso ai dati del singolo utente, ma anche alle informazioni dei loro amici, che non possono essere avvertiti.


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